CARAVAGGIO … I FURORI
di Enzo G. Cecchi

Note sullo spettacolo

Lo spettacolo “Caravaggio … i furori” è una sorta di autobiografia immaginaria basata su ipotesi ed avvenimenti reali. Abbiamo immaginato un uomo negli ultimi momenti della propria vita nascosto a Napoli in attesa della grazia papale, in attesa di tornare a Roma. Un uomo febbricitante e stanco consapevole della propria morte imminente. Con questa consapevolezza, Caravaggio ripercorre le varie fasi della propria vita. Fine 1500, inizi 1600.

Michelangelo Merisi nasce forse a Milano, più probabilmente a Caravaggio, in provincia di Bergamo, il 29 settembre 1571. C’è stata una diatriba fra diversi critici anche sulla data di nascita (29 settembre o 29 ottobre) adducendo anche i caratteri zodiacali del segno della bilancia e dello scorpione. Ormai è certo che la data di nascita è il 29 settembre e per lo spettacolo abbiamo  giocato anche con i caratteri zodiacali della bilancia (l’attore che interpreta Caravaggio è della bilancia ed è nato e vissuto a pochi chilometri di distanza dal  paese di nascita del pittore): se ad una bilancia si tolgono un po’ alla volta tutte le sicurezze su cui si appoggia, cosa succede?

Caravaggio nasce e vive la giovinezza in una regione del nord Italia, la Lombardia, politicamente e artisticamente chiusa. C’è molta acqua, nebbia, c’è stata la peste. I maestri di Michelangelo Merisi sono i pittori lombardi che poco si sono lasciati influenzare dall’esterno. Quale sia la spinta ad abbandonare la Lombardia (morte dei genitori, litigata con i fratelli, debiti, irrequietezza, voglia di vedere  o conoscere altro…) sta di fatto che ancora giovane  decide di trasferirsi a Roma. Come si spostava la gente alla fine del 1500? Probabilmente lungo uno dei tanti percorsi della fede, popolati da ogni sorta di umanità fra cui eretici, imbroglioni, frati veri e finti, predicatori piazzati nei punti strategici dei percorsi (per tenere sottocontrollo la situazione)…

Roma: strade polverose e maleodoranti, colori, profumi diversi e un fiume, il Tevere,  che spesso fuoriusciva dai propri argini. Palazzi e catapecchie, ricchezza e miseria. Roma dove convive tutto e il contrario di tutto e in cui confluiscono le più grandi personalità religiose, politiche ed artistiche. Papi, cardinali, preti, grandi committenti, delegazioni di  diverse nazioni, questuanti , spie, ladri, prostitute e pittori e scultori da tutta Europa. Ed ancora teologi ed eretici, artigiani ed operai muratori e carpentieri bresciani e bergamaschi. Roma segnata da grandi dualità in cui in realtà tutto non è bene distinto, ma mescolato. Fazione francese legata ai francescani, fazione spagnola legata ai gesuiti. Ricchezza e povertà, splendori e miserie.

Caravaggio, giovane e spesso ammalato (postumi di un calcio di un cavallo o malaria?) dopo i primi tempi faticosi va a vivere sotto la protezione e nella casa del cardinale Del Monte,  ambasciatore del granduca di Toscana, legato alla fazione francese. Anche la casa del Cardinale è piena delle contraddizioni che fanno grande Roma: artisti di diverso genere, “donne honeste” (prostitute ricche, chiamate honeste perché in chiesa sedevano in prima fila dato che erano generose in opere di carità. In pratica le prostitute che i grandi prelati tenevano per sé e per i propri ospiti), giovani ragazzi “a disposizione” e altrettanti giovani ragazzi dalle voci portentose ( i “castrati” ). Infine anche un musicista, Emilio Dè Cavalieri, precursore del Monteverdi e autore del “Recitar Cantando”, un libretto che spiega come il cantante non debba assumere una posizione statica, ma recitare la musica con determinate posture del corpo.

Troveremo diverse di queste posture nei quadri di Caravaggio. Nei dipinti a rappresentazione musicale, ci sono alcuni spartiti. Da una attenta analisi, si è scoperto che si tratta di madrigali di Lassus e Arcadelt. La maggior parte di musiche dello spettacolo è tratta da brani di
“Rappresentazione di anima e corpo” di Emilio Dè Cavalieri e da madrigali di Lassus e Arcadelt. Non si sa se Caravaggio abbia conosciuto le teorie  di Galileo Galilei o Giordano Bruno, ma presumiamo di si. L’ambiente del Cardinale  è un ambiente colto, pettegolo, curioso, c’ è anche uno studio di alchimia vietato dalla Chiesa. Campo dei fiori, dove Giordano Bruno è stato bruciato, appartiene alla stessa zona di frequentazione del nostro pittore. Certi bagliori di fuoco che ci sono nei quadri posteriori alla morte di Bruno, sono casuali? Da Giordano Bruno “… i furori” del titolo dello spettacolo.

Sappiamo che Caravaggio, anche quando andrà ad abitare da solo, amava anche altre frequentazioni, come le osterie, i bordelli, ma anche piazza Navona, punto di ritrovo di ragazzi in cerca di lavoro, ladri e vagabondi. Sappiamo anche che amava farsi vedere in giro con la spada e con un giovane servo che lo seguiva, ma anche giocare in un parco con un cane piccolo, brutto e nero. Caravaggio, figlio del suo tempo, brutto, sporco, cattivo, generoso e geniale come il suo tempo, “inciampa” poi in un incidente. L’uccisione di Ranuccio Tommasoni. Noi crediamo che l’omicidio non sia la causa delle disgrazie del pittore, ma che succeda nel momento  in cui si era deciso di togliere qualsiasi tipo di protezione a Caravaggio.

La Chiesa vuole altri parametri per la pittura, è un periodo di grandi cambiamenti politici e non ultima la cupidigia dei grandi collezionisti (come il cardinale nipote Scipione Borghese) che con ogni mezzo decidono di accaparrare tutto ciò che è possibile (Beatrice Cenci andata al rogo. Eccessivo? Questa morte ha però permesso la requisizione del grande patrimonio anche artistico della famiglia)

Con l’omicidio e la messa al bando, inizia il periodo delle continue fughe: Napoli, Malta, Napoli, ancora Malta, Palermo, Messina e ancora Napoli, per arrivare a morire a Porto Ercole. E’ questo il periodo più nebuloso e su cui maggiormente si è fantasticato. Malta: perché prima gli viene data una importante onorificenza, poi lo si imprigiona con la definizione di uomo “putrido e fetido”? Chi è riuscito a farlo fuggire, dato che è praticamente impossibile fuggire dal carcere di Malta? Con la prigione c’entra qualcosa l’inquisizione, o il non avere ottemperato al voto di castità così come da regole del cavalierato? Oppure Caravaggio era una spia e per conto di chi? Chi ha continuato ad  inseguirlo cercando di ammazzarlo: guardie di Malta?

Caravaggio, consapevole della propria fine, fugge, dipinge in fretta con materiali scadenti, si nasconde e …. Porto Ercole. Prima vengono confiscati i suoi quadri e si suoi beni. Poi la nave parte e lui viene lasciato a terra a morire. Malaria, febbre da ferite infette, omicidio? Si sa ora che la grazia del papa stava per arrivare.

Tutto questo viene raccontato nello spettacolo per la cui costruzione abbiamo utilizzato la lingua italiana. A volte, nel racconto dei ricordi più intimi, o nei momenti di maggiore stanchezza o euforia, abbiamo utilizzato il dialetto bergamasco. Nonostante l’abbandono della sua terra di origine, crediamo che Caravaggio abbia mantenuto un proprio “carattere lombardo e bergamasco”, lo si vede nella pittura, l’abbiamo specificato anche con la parola. Infine abbiamo inserito nel testo alcune frasi nell’italiano del 1600. Frasi tratte dai monologhi di un grande predicatore, cupo e farneticante, il Panigarola, e la reale trascrizione di uno dei tanti processi  in cui Caravaggio è incorso. Che risulta essere quasi un trattato di storia dell’arte: “… io fui preso l’altro giorno a Piazza Navona, ma la causa et l’occasione io non so… l’esercizio mio è di pittore… io credo di cognoscere quasi tutti li pittori di Roma…”

Per quanto riguarda le musiche, abbiamo principalmente utilizzato brani tratti da “Rappresentazione di anima  e corpo” di Dè Cavalieri e diversi madrigali di Lassus e Arcadelt. Ad esclusione di un pezzo musicale dei  Talking Heads che ci serviva a dare un momento di rottura e di cambiamento

C’è una fase iniziale dello spettacolo in cui l’attore interpreta il personaggio Caravaggio per arrivare un po’ alla volta – seconda fase -  ad impadronirsi del personaggio  e diventare, in  una sorta di ipnotica identificazione, carne della sua carne e sangue del suo sangue. Il nostro Caravaggio è un uomo ferito e umiliato, ma non sconfitto.Un uomo che muore e maledice con tutte le proprie forze. Non  in italiano, ma nella sua lingua bergamasca: “maledehe”.

 

Di seguito i vari momenti dello spettacolo:






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