Segnalazione premio RiccioneAter per il teatro 1993
Premio di produzione RiccioneAter 1993
Drammaturgia e regia:
Enzo G.Cecchi
Attori:
Marco Zappalaglio; Benedetto Rullo
Scenografie costumi: Tiziana Draghi
Luci : Bruno Redondi
Il giardino delle arance e degli angeli che piangono è una sorta di diario che per la scansione e l’uso mescolato di più lingue rimanda ad un diario medievale. Si può parlare del testo anche come di una ballata in cui tutto scorre con la noncuranza dello scorrere delle stagioni. Le vicende dei due protagonisti, Carlo e Matteo, vengono scandite in dodici scene, una per ogni mese dell’anno, da marzo a marzo dell’anno successivo. Lo scenario in cui si svolge la vicenda è un appezzamento di terreno che diventerà in questi dodici mesi il giardino dello straniero Carlo e poi del paesano Matteo. Dietro questo giardino eventi più o meno naturali e catastrofici e un paese fantasma. I due personaggi sono uomini fragili, pronti a sgretolarsi; rifiutano la propria memoria e il passato presenti solo nelle parole. Sullo sfondo delle vicende fra Carlo e Matteo, alcuni servi di scena scandiscono con le loro azioni il passaggio delle stagioni e le evoluzioni del giardino.
“Il giardino delle arance e degli angeli che piangono” è stato segnalato al premio RiccioneAter per il teatro per la particolarità del testo e della vicenda. E’ stato inoltre premiato sempre al RiccioneAter per il progetto di messa in scena, appositamente pensato per il teatro di Romanengo che è stato totalmente trasformato in un giardino a terrazze.
NOTE DI CRITICA
“Le Arance gustosissime uno spettacolo carico di pathos da cui gli spettatori emergono serbando emozioni durevoli. Un piccolo rito squisito e studiato,ma rivoluzionario che trasforma le gradinate dell’auditorium Galilei di Romanengo in un giardino a terrazze il giardino delle arance e degli angeli che piangono – immagine poetica ed infantile dei salici piangenti rappresentano il calore della condivisione e la nostalgia senza approdo”
Roberta Spigaroli – Mondo Padano
“Lampi pioggia fuoco e arsura musiche e rumori creano atmosfera e danno concretezza alla poesia di Cecchi.. buone le interpretazioni degli attori”
Mara Serina - Il Nuovo Torrazzo
“Un vasto terrazzamento di colore ocra al quale abbinare i turchesi ed il rosso dei fiori e dei fondali notturni/diurni Marco Zappalaglio/Carlo molto concentrato su di sé pronto alla fuga ad ogni minimo segnale di invasione Benedetto Rullo, il contadino lontano, fresco e disponibile.. per creare una lingua occorre creare un ictus della frase. L’attenta regia di Cecchi per un testo tanto bello e significativo dovrebbe curare meglio questo aspetto”
Celestino Cremonesi - Primapagina