IL MIO MISHIMA

drammaturgia, regia, spazio scenico, ricerca musicale di
Enzo G. Cecchi

con
Enzo Cecchi, Mishima
e
Pierangelo Vacchelli, Angelo Nero

suono e luci
Bruno Redondi

cura e organizzazione
GianMarco Zappalaglio

prodotto in collaborazione con il
Centro Documentazione Ricerca Teatrale di Romanengo

 

NOTE DI REGIA


Ho sempre avuto nei confronti di Yukio Mishima uomo e letterato, sentimenti altamente contrastanti e ancora oggi non credo di conoscerlo a fondo ne di averlo pienamente afferrato. Dallo spettacolo non emergeranno la vita e le opere dello scrittore, ma aspetti che credo di avere intravisto e che maggiormente hanno solleticato certe mie ossessive curiosità. Aspetti legati alla ossessione spirituale e carnale di Mishima nei confronti della vita e della morte e rimescolati in un gioco di frammentazione e frantumazione. In particolare ho voluto affrontare, in una continua rappresentazione sospesa tra finzione e realtà, l'ultima rappresentazione di Mishima, il suo proclama finale ai militari e il "seppuku", il suicidio rituale, che ho prolungato e rimandato quasi come un continuo coitus interruptus. La mia ipotesi di partenza é quella di una vita vissuta e raccontata (e non disgiunta dal desiderio di oltrepassare fama e gloria per diventare mito) che inevitabilmente doveva concludersi con un momento di "eroica follia".

Ho sempre dubitato che Mishima si sia suicidato a causa del "fallimento" della sua azione finale, ma che abbia cercato questa azione "fallimentare" per potersi suicidare in modo tanto eclatante. Ho ritenuto opportuno non nascondere i miei sentimenti contrastanti per la figura e l'opera di Yukio Mishima e non ho esitato, per arrivare il più vicino possibile alla meta che mi ero proposto, ad usare anche elementi che esistevano solo nel mio immaginario. A questo mio Mishima non troppo canonico che ho vestito di bianco ho affiancato un "Angelo Nero", carne e spirito delle ossessioni di cui parlavo. Ho seguito anche se larvatamente, un percorso da occidente a oriente aiutato da una partitura musicale pensata come elemento drammaturgico e atta a influenzare la realizzazione scenica. Ho utilizzato due compositori occidentali di epoca barocca e classica (evitando l'età romantica e postromantica di Beethoven e Wagner che senz'altro Mishima avrebbe preferito). A Mozart e Bach ho affiancato con un gioco di incastri e sovrapposizioni canti di usignolo, rumori di folla giapponese, e musiche del Teatro No Inoltre, ed è una caratteristica dei miei spettacoli, ho voluto circolarità (di segni e di concetti). Qui ho preso in prestito un'immagine cara a Mishima: un serpente che si mancia la coda. Le scaglie di questo serpente sono i singoli tasselli che poco alla volta compongono lo spettacolo.

Non ho voluto considerare le opinioni più scontate a cui normalmente si ricorre parlando di Mishima, ne volevo considerare il discorso dei "quattro fiumi" della vita dello scrittore (la vita, l'azione, la scrittura e il teatro) che invece hanno invaso silenziosamente le maglie della rappresentazione. I testi dello spettacolo sono liberamente tratti oltre che dagli scritti teorici di Mishima dai romanzi: La voce delle onde, Hagakure - La via dei Samurai, Sole e acciaio. Per la scrittura drammaturgica, oltre a queste opere sono stati fondamentali i testi Mishima o la visione del vuoto di Marguerite Yourcenar e La nobiltà della sconfitta di Ivan Morris e i film Mishima di Paul Schrader e Morte di un maestro del tè di Kumai Kei.

ENZO G. CECCHI



Yukio Mishima (pseudonimo di Kimitake Hiroaka) nacque a Tokio nel 1925. La sua sterminata produzione letteraria composta da decine di romanzi, racconti, opere teatrali e saggistiche gli valse per tre volte la candidatura al premio Nobel. Il 25 novembre 1970 a soli 45 anni si uccise seguendo l'antico cerimoniale del "seppuku" praticato dai samurai, si sventro' e si fece decapitare da un suo discepolo. Il fatto avvenne nella sede dello stato maggiore dell'esercito. Prima di uccidersi aveva arringato i militari contro la Costituzione giapponese nel tentativo di restituire autorità assoluta all'imperatore.





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