MONOMANIACALTANGO

testo e regia
ENZO G. CECCHI

con
Marco Zappalaglio, Enzo Cecchi
Iris Faigle, Luca Boschi

Produzione
Piccolo Parallelo, Teatro Tascabile di Bergamo, Comune di Bologna

Prima rappresentazione: Festival PASSAGGIO, Pontedera - 23 settembre 1988



DALLA SCHEDA DELLO SPETTACOLO


Una ragazza tedesca che sta vivendo sulla propria pelle la fine della guerra e la prostituzione con gli americani, si scontra con tre disertori italiani che non sanno che la guerra è finita. Dieci anni dopo e senza riconoscersi i tre italiani lavorano nelle miniere di Charlerois (Belgio) e la ragazza tedesca si occupa delle cucine. Solo alla fine quando i tre italiani sono costretti a tornare in Italia per un incidente si riconosceranno. Dieci/quindici anni dopo la ragazza tedesca ricca e "signora" convoca i tre italiani. Li convoca per una cena di Natale e per regolare dei conti in sospeso con uno di loro; una figlia. Dieci anni dopo solo due degli italiani sono ancora vivi. Una ragazza figlia della signora arriva in Italia alla ricerca di un padre mentre un altro ragazzo, figlio dell'italiano morto rispolvera ricordi alla ricerca di una identità.


RILIEVI


Questo spettacolo che tentava la strada di una drammaturgia più complessa rispetto agli spettacoli precedenti aveva in effetti delle lacune determinate in parte anche dalla fretta di dimenticare il successo di "Martèn", un finale non risolto e una scrittura decisamente "troppo moderna". In uno spettacolo comunque di grande livello e che molto era interessato a chi non aveva fatto paragoni con "Martèn" e che non meritava le due righe di liquidazione da parte di alcuni critici e una quasi totale e improvvisa chiusura di mercato. Abbiamo sofferto molto per questo spettacolo anche se poi altre critiche ci rendevano giustizia (ci hanno detto che a Pontedera la gente si ritrovava in piazza a discutere dello spettacolo in riferimento anche a personali ricordi sui periodi considerati). Se fino ad ora la nostra vita teatrale era stata caratterizzata da prese di posizioni pubbliche forti, di combattività, di incontri teorici in cui riuscivamo a gridare la nostra parola con questo spettacolo e con la fulminea preparazione del successivo (Porto Atlantide sceglievamo il silenzio pubblico. Non avevamo più voglia ne intenzione di partecipare a convegni, studi in cui tutti hanno sempre denunciato tutti e noi speravamo di cambiare le regole. Uscivamo sconfitti e sceglievamo il silenzio anche a costo di venire dimenticati.


NOTE DI REGIA


"Monomaniacaltango" segna il passaggio non indolore da Bologna a Pumenengo. È uno spettacolo con due versioni, una a Pontedera dove abbiamo debuttato. In una ex fabbrica di ghiaccio distrutta dal fuoco agivamo su lunghe distanze mentre sullo sfondo dei secchi bucati alimentavano il fuoco del carburo. Adattando poi lo spettacolo per spazi tradizionali, abbiamo sintetizzato i movimenti, riempito lo spazio di farina su cui rimanevano le impronte e optato per contenitori di terracotta al posto dei secchi di plastica. L'incipit dello spettacolo con una Iris Faigle in stato di grazia, seminuda, umiliata e sdraiata davanti al pubblico era "americano di merda 'fanculo...". I costumi degli attori erano coperte militari su corpi nudi (prima scena). Ad ogni cambio di scena venivano aggiunti altri abiti: camicie, pantaloni, giacche per gli uomini e strati di pellicce per la "signora". Oltre al testo e ai tanghi fischiettati o cantati, le 4 fasi dello spettacolo erano scandite da un tappeto sonoro ottenuto, con variazioni di ritmi e di tonalità, dallo studio sulla fonetica dell'alfabeto greco, italiano e tedesco e sulla scomposizione dei nomi dei personaggi ripetuti all'infinito.


NOTE DI CRITICA


«... È invero un po' confusa la trama, ma lo spettacolo non perde la propria rotta poetica sobria e fredda. Si sente forte la voglia di esplorare il passato. Un richiamo al dovere di ricordare le nostre radici di germogli al presente, teatralmente cerimoniato con partecipe adesione».
PAESE SERA. Marco Palladini

«... MONOMANIACALTANGO è una sorta di giostra a 4 vite che ruotano sulle note di tanghi appassionati. Per la sua forza evocativa iniziale, per alcuni momenti particolarmente suggestivi e ben espressi merita un pubblico più numeroso».
CORRIERE DELLA SERA, Magda Poli

«... un giallo poco interessante e di poco credibili segreti, tra dettagli affastellati con pressappochismo e presunzione».
LA REPUBBLICA, Franco Quadri

«... sulla vita rincorsa al ritmo appunto di un tango monomaniacale, ecco la voglia di capire il nostro tempo e di fissarlo nella memoria collettiva impedendone la dispersione nei mille rivoli della dimenticanza».
IL SECOLO D'ITALIA, Nicola Cospito

«Tesa come la narrazione controllata di un romanziere incline a nascondere o procrastinare lo svelamento dell'oggetto sotteso al suo racconto, la trama di MONOMANIACALTANGO si costruisce per sedimentazioni secondo una parabola che si presta almeno ad una duplice lettura».
LA REPUBBLICA, Gianpaolo Spinato





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