QUATTRO ORE A SABRA E SHATILA

Marco Zappalaglio


Jean Genet


Lettura scenica

Dal testo
Quattro ore a Shatila
Di Jean Genet

In scena Marco Zappalaglio
Cura e regia Enzo G. Cecchi


Fra il 16 e il 18 settembre 1982  più di duemila palestinesi e libanesi, abitanti dei campi profughi di Sabra e Shatila, alla periferia di Beirut, furono massacrati dalle truppe libanesi filoisraeliane, sotto la supervisione e con il sostegno dell'esercito d'Israele che aveva occupato da poche ore Beirut Ovest. Il 19 settembre, la Croce Rossa entrò in quei campi e trovò cadaveri di uomini, donne, vecchi e bambini sgozzati, mutilati o bruciati. Complessivamente furono uccise più di mille persone e alcune centinaia disperse. La descrizione del campo all'indomani del massacro è agghiacciante. Un delitto orrendo compiuto contro gente inerme che scosse il mondo intero. Perfino in Israele una commissione d’indagine costituita per ricostruire i fatti giudicò pesantemente il comportamento di Begin e Sharon. Ancora oggi, a ventiquattro anni dal massacro, esistono fosse comuni anonime, la principale delle quali è utilizzata come discarica di rifiuti: le vittime innocenti non hanno mai ricevuto una decorosa sepoltura e i colpevoli non hanno ancora pagato per la strage.

Pochi occidentali riuscirono ad entrare  nei campi di Sabra e Chatila prima che venissero cancellate le tracce. Domenica 19 settembre, a poche ore dal massacro, lo scrittore Jean Genet era a Beirut e si recò per alcune ore a Chatila, aggirandosi tra i cadaveri e l’odore di morte. Di quella visita Genet lasciò un memorabile resoconto pubblicato nel 1983 sulla Revue d’études  palestiniennes.

La lettura scenica QUATTRO ORE A SABRA E CHATILA ripropone quel testo con l’ausilio di alcuni brani musicali: una narrazione formidabile nella sua essenzialità, in continuo equilibrio tra la poesia e l’orrore, nella quale prende corpo quella estetica della rivoluzione - e dei rivoluzionari - che Jean Genet tanto amava. A vent’ anni dalla sua morte, oltre alla descrizione dell’orrore compiuto, queste pagine rimangono fra le più belle e toccanti della sua opera.







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