Il giardino delle arance
e degli angeli che piangono
Testo di Enzo G. Cecchi

PROLOGO - MARZO

Un Terreno ai margini di un paese. Arriva uno straniero, un viaggiatore, vestito elegantemente (Carlo). Ha delle carte (eredità, contratto di affitto, di vendita?) che controlla minuziosamente. Dispone dei tracciati in base ai punti cardinali e misura il terreno a larghe falcate. La figura di Carlo non deve rimandare alla figura del “viaggiatore colto”. Alba di un giorno di marzo. Polvere, vento ed infine acqua. In lontananza il risveglio della vita del paese.


PRIMA SCENA – TRAMONTO DI UN GIORNO DI APRILE

Carlo è tranquillo, consulta dei libri di giardinaggio e lavora alla costruzione del giardino. Senza fretta e quasi “sollevato” rispetto al mondo. E’ elegante anche nella sua tenuta da giardiniere. Compare l’altro personaggio (Matteo), vicino di terreno e di casa. Matteo è muratore, lo si capisce da come è vestito e dalla borsa degli attrezzi. In lontananza le voci e i rumore del paeseal tramonto   quando gli operai  e i muratori ritornano dal lavoro. Il gergo di Carlo rimanda alla maniera di parlare di uno straniero. Il gergo di Matteo è una mescolanza di Italiano e diversi dialetti. Matteo ha nei copnfronti del proprio corpo la familiarità e il disinteresse che un operaio o muratore ha nei confronti del proprio corpo. Carlo ha nei confronti del proprio corpo il disinteresse e il disagio  di chi conosce ogni piega della propria pelle che con l’età tende a diventare più sottile e trasparente.

MATTEO: i dise che vo a si sempre in gir.. e che ora me stago in chela casa la

CARLO  : piacere Charles o Charlie Carlo? Scusate se no do mano (la mostra) me sporco

MATTEO: ma va (gli porge la mano). Vo an site de este sone?

CARLO  : me esursio passaggio. Veduto casa, terra. Qualcosa (indica il cuore e la testa) me dire: qua. Me  dire de arrrestare (ride e indica i fogli  che ave- va consultato per misurare il terreno)

MATTEO: prima de vò u ièra dela zenta ansiana, che non faseva amicisia con nessuno. I dis in pais che i è andat a murir com i can, com di can. I dise in pais che aveva di parent in zir pe ril mondo

CARLO   : idea di me arr.. restare e di vivre qui  per creare jardino giardino?

MATTEO: Anca me creo. Faso le case. Solo che far il muratore messò stufo. Stanco. E per far il pisano uggnè a ciapar quadagnare. Qua i fa i paisan quand’i ven a ca dal cantiero. I dise in pais che vo a si de fora. Forastiro, Ma chile volte che veniva qua a conosceve, un gniera nissuno

CARLO  : ancora non sapere bene dove essere cosa fare e como fare. Non cognoscio ancora li usi vostro paese e s epotere stare. No sempre stare qua me girare a volte no ricordo (indica la testa). A volte poca facilità conoscere e parlare con uomini. Me scusare. Quale vostro nome?

MATTEO: come is ciama isti fiori?

CARLO: Capucine (controlla un libro) na..sturzio

MATTEO: alora ciamateme Nasurzio



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