terzo spettacolo della trilogia
da Feodor Dostoevskij
progetto scenico, riscrittura e regia: Enzo G. Cecchi
con Marco Zappalaglio ed Enzo Cecchi
Prima Nazionale giovedì 6, venerdì 7, sabato 8 marzo 2003
Romanengo (Cr) – Teatro G. Galilei
L'Idiota è un romanzo-culto della letteratura mondiale. Due viaggiatori sul treno Varsavia-Pietroburgo, affascinati uno dall’altro, iniziano a parlare. Uno, il principe Miskin (l’idiota) torna a Pietroburgo dopo un lungo soggiorno in Svizzera dove veniva curato per una malattia “simile” alla epilessia. Senza nulla se non un fagotto e una lettera. L’altro Rogozin, figlio di una importante famiglia, fuggito per le ire del padre e per un amore che gli ha sconvolto la vita.
Anche lui torna a Pietroburgo senza nulla. Ha saputo che il padre è morto e ritorna per recuperare il proprio ruolo, la propria parte di eredità e il folle amore. Il principe Miskin e Rogozin si separano con la promessa di ritrovarsi. Rogozin, per amore e per carattere, inizia il proprio viaggio in tutti gli eccessi della vita.
Il principe Miskin va alla ricerca di una propria identità fino a perderla definitivamente. Miskin conosce e frequenta la ricca famiglia degli Epàncin, probabili lontani parenti, e la bella Aglaja di cui forse è innamorato. Ma c’è un’altra donna, evocata da Rogozin e da qualunque parte Miskin si volti. E’ la bellissima, esagerata, teatrale e fragile Nastasja. Per lei Rogozin è impegnato a perdersi tutto, per lei Pietroburgo impazzisce, per lei Myskin dividerà il proprio amore per Aglaya. Nastasja, attratta dal corteggiamento dei tanti è affascinata dalla follia amorosa di Rogozin di cui ha paura e dall’amore consapevole che le offre Miskin e che lei rifiuta.
Per tutto il romanzo le vite di Myskin e di Rogozin si incrociano e quando il bianco e il nero si incrociano le sfumature diventano infinite. Miskyn e Rogozin sono attratti uno dall’altro, una sorta di amore dipendenza e rispetto che li rende complici e fratelli.
Fra le tante pagine del libro con momenti di bellezza eclatante e assoluta (gli ambienti chiusi e malati di Pietroburgo, i tanti troppi personaggi che continuano a incrociarsi far di loro, lo svenimento del principe nella serata del probabile fidanzamento con Aglaya, le tante fughe e ritorni di Nastasja e la fuga definitiva con Rogozin già in abito da sposa e sulla porta della chiesa dove l’attende Myskin) si arriva momento finale. Rogozin accompagna per mano Myskin attraverso il buio delle stanze. Sparsi a terra l’abito e i gioielli di Nastasja, lei ricoperta di teli e profumi sembra dormire. Abbracciati uno all’altro, Rogozin che ha ammazzato Nastasja, continua a parlare e a piangere, Miskin che gradualmente e definitivamente perde coscienza di sé, continua a stargli abbracciato e ad asciugargli le lacrime.